Eccomi qua! Pensavate vi avessi abbandonato? E invece no, ho solamente iniziato una nuova pagina della mia vita, la tanto anelata università , e mi sono presa un po’ di tempo per organizzare la mia agenda e ambientarmi in questo nuovo mondo…
Oggi il mio articolo è un omaggio alle vittime dell’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 a New York ripercorso attraverso alcune delle colonne sonore di quel tragico martedì.
Ma prima è necessario attuare una ricostruzione storica di quel tragico evento.
L’11 settembre 2001 è una data che nessuno di noi dimenticherà : 2 aerei di linea pilotati da terroristi suicidi vengono dirottati contro le Torri Gemelle del World Trade Center (sede del potere economico statunitense), un aereo è dirottato contro il Pentagono a Washington (sede della potenza militare) e un altro viene abbattuto in Pennsylvania prima che precipiti. L’aereo lanciato su Washington danneggia gravemente l’edificio, ma le Torri Gemelle non reggono la forza brutale della violenza e crollano sotto il loro stesso peso. Il bilancio è di più di 3000 vittime.
Per la prima volta viene messa in dubbio la superpotenza americana e viene compiuto un atto di guerra sul suolo nazionale. Ma facciamo un passo indietro: da dove hanno origine questi attacchi e soprattutto, chi sono gli artefici di questa catastrofe umana e mondiale?
Tutto risale ai tempi della cosiddetta ‘guerra fredda‘ quando, a seguito dell’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Urss, gli Stati Uniti finanziano i mujaheddin, guerrieri musulmani impegnati nella jihad ( guerra ‘santa’) contro gli invasori. In queste circostanze si vengono a costituire diversi gruppi armati sunniti estremisti, tra cui l’organizzazione guerriera al-Qaeda comandata da Osama Bin Laden. A seguito del ritiro dell’Urss dal paese, nel 1989 scoppia una guerra civile tra le diverse fazioni armate che si conclude nel 1994 con la conquista del controllo sulla maggioranza del paese da parte dei talebani, giovani guerriglieri islamici formatisi nella scuola coraniche del Pakistan ispirate al più rigido integralismo. In questo contesto affonda le sue radici il gruppo di Bin Laden, il quale teorizza una mistica totalizzante basata sulla ‘guerra santa’ contro l’Occidente e i regimi islamici moderati.
Gli Stati Uniti rappresentavano il peggior nemico agli occhi del leader di al-Qaeda, ed è in questo panorama storico che matura e ha luogo l’attacco dell’11 settembre.
Quest’evento darà inizio a una delle stagioni più attive dal punto di vista militare per gli Usa e non solo, coinvolgendo tutte le potenze in campo internazionali e mondiali: l’invasione dell’Afghanistan il 7 ottobre 2001, l’intervento militare in Iraq il 19 marzo 2003 e la guerra in Siria contro lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS) nel 2011.
Oggi, a 17 anni da quel giorno indelebile nella memoria di chi l’ha vissuto ma anche di chi l’ha solamente visto trasmesso in tv o semplicemente studiato tra i banchi di scuola, il dolore è ancora forte e il sangue innocente versato dalle vittime ancora visibile negli occhi di chi ha perso qualcuno o di chi, come i cantanti di cui vi parlerò oggi, ha dato voce a quelle parole sommesse dalle lacrime.
Anche se la canzone è in realtà dedicata a coloro che servirono la causa dell’indipendenza degli Stati Uniti d’America nel 1776, le parole di ‘America‘ (Imagine Dragons) sono proprio quelle che servono in una ricorrenza del genere: ‘Rise to the top of the world America / America, don’t you cry / give me strenght / to press on.’
The Cranberries rilasciarono invece nel 2002 ‘New New York‘, proclamando che dalle ceneri del disastro sarebbe nata una nuova New York, senza tralasciare, tuttavia, il dolore di tutte le vittime e quello dei loro cari e amici: ‘New New York skyline / wounds may heal in time / don’t crumble don’t dismay / it’s a new New York today’; ‘I get on my knees and pray / for the heroes of the day / no more comfort I can find / for the loved ones left behind‘. Molto commovente anche la canzone ‘Ground Zero‘ di Chris Cornell che, come si evince dal titolo, parla della perdita di certezze e delle numerose domande che sorgono spontanee dopo disastri del genere e allo stesso tempo della disperata necessità di andare avanti e ‘ leave it all with God‘. E di vite piene di incertezze e perplessità ci parlano anche i Lifehouse in ‘Sky is falling‘ e Lily Allen in ‘Him‘, con le sue numerevoli e impertinenti domande a un dio di cui ella stessa dubita dell’esistenza. E infine, dulcis in fundo, ho lasciato le mie 3 canzoni preferite riguardo l’11 settembre: ‘Undivided‘ che, grazie alla forza e l’energia di Bon Jovi, sono urla e grida di un popolo che si rialzerà ancora più unito dalle rovine dell’ odio ( ‘ Where we once were divided, now we stand united / we stand as one, undivided’; ‘I found spirit, they couldn’t ruin it / I found courage in the smoke and dust / I found faith in the songs you silenced’); la seconda è ‘Hole in the world‘ degli Eagles, il ‘buco’ di cui parla la band è quello fisico lasciato dal crollo delle due torri ma è anche il vuoto lasciato dalle vittime nel cuore dei loro amici e parenti e con le sue parole il cantante ci invita a colmare con l’amore e la perseveranza ‘There’s a hole in the world tonight / don’t let it be a hole in the world tomorrow‘; terza, ultima e più spettacolare di tutte le canzoni che ho citato ( per lo meno a mio parere) è ‘The Rising‘ del grande maestro Bruce Springsteen: il testo segue la storia di un vigile del fuoco di New York che si avventura sulle scale di una delle due torri per cercare di salvare delle vite umane; oltre a una serie di rifermenti a temi religiosi, la salita del pompiere nell’edificio diventa metafora di una nuova rinascita, una sorta di ‘Pasqua’ e redenzione, riuscendo a farci vedere la luce tra un cumulo di gas e macerie ( ‘Come on up for the rising’).